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Cristiano, Isacco ed il Vallo di Adriano: la Juve vince 1-3 contro il Caso, ma non basta...

Real Madrid 1-3 Juventus | Champions League - Quarti di Finale - Gara di Ritorno | Articolo


12/04/2018

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Stava scorrendo tutto con preoccupante normalità alla fin dei conti. Tre gol in casa del Real Madrid senza prenderne non si segnano mai per caso: sfido chiunque ad affermare il contrario. Servono uomini e campioni, fortuna e sfrontatezza, valori e certezze. Tutto questo deve però scorrere sotto l’egida del Caso, Dio sottovalutato perchè capace di far suo l’assunto sul più grande successo del Diavolo, vale a dire quello di aver convinto l'Uomo della propria ‘non esistenza’.


PAZZA PRIMAVERA - Caso ha voluto e deliberato un atto di crudeltà puro, che assume le fattezze per alcuni della biblica punizione, per altri del semplice complotto. Difficile stare nel mezzo senza stare troppo a sentire le due campane, che data la Primavera rischiano d’essere suonate dagli ormoni più che dalle sinapsi. Quasi impossibile da cittadino della Capitale non sentire un sapor di “RomaBarcellona3a0” anche al Santiago Bernabeu. Sì, perchè i gufi - consapevoli e non - hanno realizzato solo ben oltre il 90’ che la coppia “Martedì 11 e Mercoledì 12 Aprile 2018” sarebbe potuta diventare il titolo di una storia raccontata ben più delle “Cinque giornate di Milano”. Per un’inezia la Juventus non ha bissato la Roma, andando vicina a produrre il più fragoroso colpo al calcio spagnolo (ed ai suoi Dei in contemporanea ndr) dai tempi di Tassotti-Luis Enrique 1994.
 


LA NASCITA DI ISACCO - Bisogna sforzarsi e recuperare i passi dalla Genesi sita nell’Antico Testamento, in particolare ci si deve soffermare su “La Nascita d’Isacco” e sul “Sacrificio d’Isacco”. Nel primo assistiamo all’avverarsi di una promessa, che per gli juventini giunti famelicamente al seguito poteva palesarsi nella “Vendetta di Cardiff”. Abramo aveva cento anni al momento della nascita del figlio maschio che Dio gli promise, il quale giunse proprio quando la speranza  si stava oramai sopendo. I bianconeri attendevano in fondo solo da un anno, ma all’interno del doppio confronto - come Abramo - avevano probabilmente già smesso di sperare. Invece no, la promessa sembrava esaudirsi in maniera così epica da tenere paradossalmente fin troppo calmi tifosi ed addetti ai lavori. La scalata progressiva al Moriah della Juventus era partita con una picconata secca iniziale, acuita da un’ulteriore colpo stabilizzante, sublimata con il pizzico d’autolesionismo della montagna che si “presta” ad esser scalata.

Clicca qui per "La Nascita di Isacco"


SACRIFICIO DI ISACCO (AL CONTRARIO) - Il “Sacrificio di Isacco” racconta del dolore immenso di Abramo nello scalare il monte che sarebbe stato teatro del sacrificio del suo unico figlio maschio. Pari sofferenza possono aver provato i bianconeri, che da qualche minuto avevano smesso di respirare ed assorbivano dignitosamente il tremabondo “tracimare blanco”, col Real impaurito per la possibile onta che di lì a poco si sarebbe consumata ai supplementari. In cima al monte non aspetta Dio bensì Cristiano Ronaldo (ogni riferimento alla realtà è puramente casuale ndr), gladiatoriamente innalzato di nuovo oltre i due metri a garantire a Vazquez un valido motivo per cui afflosciarsi al primo alito di vento del deserto giunto da dietro. Benatia irrompe, Buffon raccoglie la sfera ma come Abramo già guarda verso l’alto. Nella Bibbia è questo il momento in cui Dio apprezza il totale asservimento del ‘suo’ Abramo accontentandosi di un sacrificio animale (chiediamo scusa per l’estrema banalizzazione ndr). Al Santiago Bernabeu è questo il momento in cui l’altro Dio (CR7) inizia a gonfiare d’aria i polmoni e non curarsi dei 300 secondi che passeranno prima di calciare il fatal rigore. “La Bibbia al contrario”; voleste udire tutte le eresie ad essa collegate, citofonare Buffon Gianluigi da Carrara, la quale intervista post-gara non va analizzata in ossequio all’enormità del campione che l’ha pronunciata.


IL CONFINE DEL “CASO” - Il tempo di recupero assegnato dal direttore di gara ha unito molti in preghiera. Chi vi scrive, con un fratello più juventino di Pavel Nedved a scandire con grida inumane le domeniche praticamente da sempre, è finito da “nazionalista calcistico” a tifare Juve per qualche secondo, certo del perdono di San Prisco una volta giunto nel giusto purgatorio dei deboli. Tornando a monte, ogni contesa biblica, aggettivo che così bene poggia sui trascendentali 180 minuti del doppio confronto, avrebbe bisogno dell’Altissimo stesso come arbitro. Nell’impossibilità di reperirlo in data utile per la gara di ritorno, l’UEFA ha involontariamente prodotto un parallelo che di questi giorni sovviene automaticamente nella mente di chi ha qualche libro di storia a cuore. Michael Oliver da Ashington sarà un nome che provocherà agli juventini lo stesso effetto che la criptonite aveva su Superman. Non tutti sanno però che Ashington è sita nella regione del Northumberland, l’ultima raggiunta dall’Impero Romano nei suoi secoli d’incontrastato dominio sul mondo conosciuto. E’ lì che giace - ancora oggi - il Vallo di Adriano, la fortificazione più settentrionale dell’impero stesso. Lì i romani si fermarono, costruendo una sommaria difesa dai popoli che ad oggi soggiornano nella vasta landa che a Nord-Est chiamiamo comunemente Scozia. Rieccolo, beffardo, quasi infame, Il Caso. La Juventus, dileggiata in Italia con l’hashtag modificato in #FinoAlConfine, fermata ad un capoverso dalla Leggenda da un arbitro nato vicino a dove l’Impero Romano aveva concluso la sua avanzata. Già, l’Impero Romano, restaurato con furore 24 ore prima per circa 90 minuti, capace di re-impacchettare i rivoltosi catalani negli amatissimi confini. Forte era stata la luce che - ne siamo certi - in parte ha segnato il cammino della Juventus, almeno nell’incipit a Madrid. Dopo il turbillon d’emozioni ecco giungere la realtà delle cose, dipinta nei volti e nelle parole di Agnelli e Buffon, ai quali un famigerato imperatore romano come Marco Aurelio avrebbe risposto con un (suo ndr) celeberrimo aforisma: “Non discutere più di come debba essere l'uomo per bene, ma siilo.”

Anche in questo caso, ogni riferimento alla realtà è puramente casuale.

A.S.

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