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A2 | Treviglio a caccia dell'impresa con Trieste: "Loro i favoriti, ma anche noi siamo forti"

Dopo aver terminato alla grande la cavalcata di fine stagione conquistando l'ottavo posto in classifica, la Remer è pronta per la super sfida


27/04/2018

Media

Articoli
"Don't ever underestimate the heart of a champion", non bisogna mai sottovalutare il cuore di un campione. Fu Rudy Tomjanovich, in una storica notte del 1995, a coniare quella che è diventata, fino ai giorni nostri, una delle frasi più influenti e utilizzate nel mondo dello sport. Nel caso di Treviglio bisogna usarla con le dovute proporzioni, ovviamente, ma almeno per un istante è balenata nella mente di coloro che vivono la pallacanestro quando hanno visto decidere le ultime cinque gare della Remer da James "J.J." Frazier jr.. Il rookie, proveniente dai Memphis Hustle, ha giocato da veterano le cinque partite in appena quindici giorni che hanno permesso ai lombardi di raggiungere i playoff. Le sensazioni provate da chi vede le partite dagli spalti o comunque "da fuori" rispetto al parquet sono state univoche: superiorità cestistica, capacità di lettura incredibile e consapevolezza nei propri mezzi tipiche di chi sa che può fare meglio di tutti gli altri. 27 punti e 5.4 assist di media in questo ultimo "mini-torneo", l'unico che di fatto ha potuto giocare fino a questo momento visto che è arrivato in Italia neanche un mese fa, e grazie a questi numeri tutta la squadra è migliorata. Dopo la vittoria sul campo di Latina e nel recupero con Napoli tutti gli addetti ai lavori hanno pensato che Treviglio potesse credere fino in fondo al sogno playoff, proprio perché Frazier ha dimostrato di essere un giocatore formidabile. I meriti maggiori, però, li ha probabilmente coach Vertemati che è riuscito ad inserire perfettamente all'interno di un gruppo già rodato il numero 30. Non bisogna dimenticare che Treviglio ha un roster di ottimo livello, con tanti giovani di prospettiva come Mattia Palumbo e anche di gran talento ed esperienza: Rossi, Voskuil, Borra e Easley su tutti. Qualificarsi ai playoff come ottava compagine del girone non sembra una grande cosa, ma se si considera che solo qualche settimana fa la Blu Basket era in piena lotta salvezza allora diventa una vera e propria impresa sportiva. Soprattutto perché durante tutta l'annata gli episodi sfortunati e gli infortuni si sono susseguiti senza sosta. Il bello, nonostante la squalifica del campo per l'inizio dei playoff (con il ricorso che sarà esaminato il 30 aprile) e l'avversaria fortissima che sulla carta è una delle super favorite per arrivare fino in fondo (la corazzata Trieste), deve ancora venire. Lo sa bene Adriano Vertemati, ormai da tanti anni alla guida del team lombardo e quindi primo conoscitore di tutto il gruppo e dell'intero ambiente. Giocare con la testa libera da pressioni e con l'obiettivo di inizio stagione già raggiunto può fare la differenza, specialmente quando la palla a spicchi comincia a pesare. Per ovvie ragioni il primo turno con i friulani sembra proibitivo, ma tre settimane fa lo sembrava essere anche il sogno playoff.

Partiamo da Frazier. Indubbiamente è un giocatore di grande talento, ma come è riuscito ad inserirlo così bene all'interno del gruppo in un tempo davvero ridotto?

"Abbiamo avuto la fortuna di esserci trovati su tante cose, nel senso che il nostro sistema di gioco era estremamente adatto a lui: il ragazzo desiderava giocare con questo tipo di stile, quindi già questo è un passo avanti rispetto ad un giocatore che poteva avere caratteristiche o necessità completamente diverse rispetto a quello su cui abbiamo lavorato durante la stagione. Un altro aspetto importante è che nonostante sia un rookie ha una grande comprensione del gioco e degli aspetti tattici, basta dargli un input o dialogarci brevemente perché ci si capisca in fretta e questo ha aiutato ancora di più. Poi una delle sue doti principali è la leadership, e questo è strettamente merito suo: si è calato perfettamente nella squadra, conquistando subito con credibilità questo ruolo in maniera naturale"

Per i playoff il roster dovrebbe essere quasi al completo. Cambia qualcosa per il vostro piano tattico, considerando che la responsabilità non sarà più esclusivamente sulle spalle di Frazier?

"Partendo da Frazier, come tutti gli altri giocatori della nostra formazione, è chiaro che prenda le sue decisioni e realizzi i suoi punti in base a quello che ci concedono le difese. Nella partita di Latina per esempio, contro una difesa più contenitiva, è stato chiamato più volte a prendere il tiro; mentre contro difese più aggressive come quella di Biella per forza di cose ha dovuto muovere di più il pallone e quindi variare le conclusioni. Non penso dunque che il problema sia legato al recupero o all'inserimento di altri giocatori rispetto a questo ultimo periodo, la chimica di squadra è buona. Abbiamo diversi assetti che scegliamo di volta in volta in base alla condizione fisica e ai nostri avversari e questo fa sì che si sfruttino alcune caratteristiche piuttosto che altre: in un momento come questo ognuno è disposto a fare un passo verso la squadra e ad essere un pò più di contorno in alcuni minuti"

La vostra avversaria è Trieste, favorita numero uno per la promozione in Serie A. Con i problemi legati al campo di casa e con i pronostici totalmente dalla parte dei friuliani, pensa che ci siano le condizioni per essere la prima sorpresa di questa post-season?

"È ovvio che si vada lì per giocare, ma soprattutto per provare a vincere. Lo possiamo fare con uno spirito di assoluta leggerezza, poi chiaramente se vai in campo e ci sono settemila persone come nel palazzetto di Trieste allora diventa responsabilità; non puoi pensare di andare lì e giocartela tanto per fare presenza: vai sempre in giro con la tua faccia e la tua maglia e devi avere la fermezza di credere nella vittoria. Detto ciò, Trieste è indubbiamente la squadra più forte di queste trentadue e per me è sempre stato chiaro sin da quando sono usciti i calendari. In casa loro hanno ampiamente legittimato e non a caso hanno il record di entrambi i gironi, ma pur sapendo di essere sfavoriti gli stimoli per una sfida del genere sono davvero tanti. Sappiamo che loro sono forti, sappiamo che noi siamo forti e che abbiamo delle carte da giocarci; dovremo essere bravi a far sentire loro quella pressione che di certo noi non ci porteremo dietro"

Partire dalla penultima posizione, vincere cinque gare consecutive contro squadre del calibro di Biella, Scafati e Reggio Calabria, e imporre sempre il proprio gioco segnando tanti punti porta un certo tipo di consapevolezza. L'inerzia può essere favorevole anche nei playoff, sotto questo punto di vista?

"Per fare tanti canestri ci vogliono delle qualità. La nostra idea di pallacanestro è la stessa di prima ma aumentando la qualità e la pericolosità degli interpreti le difese sono costrette a fare scelte più estreme, si aprono più spazi e quindi i punteggi si alzano. Questo tipo di pallacanestro volevamo mostrarla anche prima ed è chiaro che avendo tanta gioventù e non così tanto talento a disposizione, e avendo dovuto far fronte a tanti infortuni durante l'anno non potevamo pensare di giocarci le partite sul terreno degli altri. Ovvero sulla pallacanestro giocata a metà campo e sulla pallacanestro giocata sul fisico oltreché con l'esperienza. Proponendo questo tipo di gioco ci siamo tolti tante soddisfazioni nel corso degli anni, perciò eravamo convinti che al di là dell'arrivo di Frazier ci saremmo comunque salvati. Con l'innesto di questo giocatore, però, si è moltiplicato il valore dei compagni, che faticavano ad esprimersi al meglio perché eravamo in pochi da dover controllare per le difese avversarie. Ora giochiamo con più libertà grazie a lui e a giocatori come Voskuil e Marino, con le altre compagini che devono preoccuparsi anche e soprattutto di loro"

Senza i tanti infortuni che nel corso della stagione vi hanno perseguitato, probabilmente avreste raggiunto prima i vostri obiettivi e mostrato un grande basket. Quanto è contato avere la società dalla vostra parte nei momenti di maggiore criticità?

"Noi allenatori dipendiamo tanto dai nostri giocatori e dalla qualità del nostro roster per poter far vedere quanto siamo bravi, non bisogna dimenticare che delle moltissime cose che ci passano per la mente dobbiamo scegliere le più adatte alla situazione; i giocatori però devono essere di livello. Quello che ci è mancato nella prima parte del campionato, è stato avere un equilibrio nel roster: con l'assenza di Borra abbiamo dovuto giocare in maniera atipica, arrancando e mettendoci spesso fuori ruolo. In più chiedendo troppo a dei giovani che non potevano dare di più di quanto fatto, dandogli delle responsabilità che non erano in grado di sopportare. Grazie all'arrivo di Easley abbiamo riequilibrato la situazione e con un assetto più logico eravamo riusciti a vincere cinque partite fondamentali sulle otto disputate in quel momento. La società è stata molto brava perché non ha mai messo in discussione nessuno, è stata consapevole del fatto che le nostre erano problematiche oggettive legate alla struttura del roster e ad un regolamento che non ti permette di fare tanti cambiamenti in finestre temporali in cui hai davvero bisogno di cambiare qualcosa. Bisognava essere pazienti, sapendo che tenendo duro prima o poi sarebbe arrivato un periodo migliore e anche più fortunato"

Nella sua esperienza ormai settennale con Treviglio ha avuto modo di allenare tanti giocatori. Facendo un confronto con i gruppi delle annate passate, quale qualità troverebbe in quello attuale che gli altri non avevano?

"La prima qualità è il poter schierare due tipologie di squadra: una squadra con un potenziale sul perimetro veramente elevato, in cui abbiamo Frazier e Voskuil insieme a Marino e a tutti gli altri; con tanti punti nelle mani ma con la pecca di essere "leggera". L'altra in cui inserendo Easley, magari come numero 4, possiamo proporre una grande presenza e un grande atletismo all'interno dell'area grazie anche al supporto di Borra. Nel caso di Trieste, per esempio, la seconda opzione sarà sicuramente utile. Visto che nelle ultime cinque gare abbiamo viaggiato ad una media di oltre novanta punti realizzati, direi che anche l'attacco è un nostro punto di forza"


Foto: Danilo Scaccabarossi - www.dasweb.it

Fabio Bartolini


 
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